STRATEGIE PER AFFRONTARLO
Nel corso della pandemia di COVID-19, le emozioni sono state molte e diverse. Sono mutate di intensità con il numero di casi positivi di COVID-19 aumentato a dismisura, con il flusso di opinioni polarizzate che si sono trovate nei social media e nei giornali, e con la speranza (mai tramontata!) che un giorno torneremo a una qualche parvenza di normalità.
Le emozioni più difficili da affrontare sono quelle che non siamo riusciti ad articolare. Tra queste troviamo il Languishing.
Abbiamo chiesto alla nostra Dott.ssa Silvia Riva, Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale specializzata nella terapia dell’Accettazione e Impegno (ACT) di spiegarci meglio questo fenomeno.
Il termine languishing deriva dal latino Languere e significa fiacchezza, languore, svogliatezza. Il “languishing” si rappresenta un insieme di emozioni difficili da gestire. Pur non essendo un disturbo mentale diagnosticato, il languishing comprende emozioni di paura, angoscia, monotonia e senso di vuoto.
Dopo quasi due anni trascorsi lontani dagli affetti e dai contatti, spesso isolati e in preda alla monotonia, è normale sentirsi un po’ vuoti, demotivati e senza un orizzonte. L’origine del languishing è strettamente connesso alle difficoltà del lockdown e alle esperienze di contagi e malattia. Purtroppo questa sensazione spiacevole può cronicizzarsi e manifestarsi con questa sensazione di “languore” continuo.
Quali sono le conseguenze?
Il languishing scalfisce la nostra motivazione, offusca la capacità di concentrazione e ci rende meno efficienti a scuola e sul lavoro. Le conseguenze si possono manifestare in diversi aspetti della vita quotidiana: meno voglia di intraprendere qualcosa di nuovo, scarso desiderio di fare progetti, pensieri negativi sul futuro, poche aspettative, difficoltà a scegliere.
Con il languishing, è come si stesse guardando la propria vita da un treno fermo in stazione mentre si osservano gli altri in movimento.
Chi è esposto? I più colpiti e le cause
Siamo tutti potenzialmente esposti al languishing. Diversi studi recenti hanno individuato elevate presenze di languishing in diverse categorie professionali, in primis tra gli operatori sanitari. Tuttavia, il languishing sembra diffondersi a macchia d’olio nella popolazione adolescenziale e giovane adulta che ha dovuto affrontare momenti di grande solitudine e assenza di contatti sociali.
Cosa fare e quale rimedi
Prima di tutto, è importante saper riconoscere questa sgradevole sensazione. Ci possono essere alcuni campanelli di allarme a cui prestare attenzione: ad esempio si inizia a essere più stanchi, si inizia a rimandare l’attività fisica, e a posticipare momenti piacevoli come una cena al ristorante, una chiacchierata tra amici o una gita fuori porta. In generale, iniziamo a stare lontani dalle persone e dalla vita.
Il supporto psicologico diventa molto importante in questa situazione. L’aiuto di un esperto può sostenerci a voltare lo sguardo da una nuova prospettiva, a focalizzarci sulle opportunità della vita presente e ad affrontare le nostre emozioni negative. Spesso il segreto è quello di accettare come stiamo e ripartire da qui senza esercitare un controllo inutile sulla nostra mente e i nostri sentimenti.